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“Nel 2015 e nel 2016, a Senigallia, giocati più di 150 milioni di € tra slot, giochi, lotto e scommesse”

E’ un dato preoccupante quello che ho ottenuto pochi giorni fa dal direttore centrale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (AAMS), il dott. Roberto Fanelli. Qualche giorno fa, infatti, in seguito ad una mia richiesta di accesso agli atti per conoscere con precisione l’entità delle giocate raccolte a Senigallia e divise per tipologia e anno (2015 e 2016), ho avuto modo di scoprire come all’interno della città di Senigallia siano stati giocati più di € 150 milioni. Tutto questo deve tenere conto di due grandi variabili, che da un lato attenuano il valore e dall’altro, però, lanciano un campanello d’allarme ulteriore.

Come si evince dalla lettera che mi è stata trasmessa, è importante rilevare come i dati sul gioco riguardanti il nostro Comune possono essere influenzati dal fatto che la nostra città ha una forte vocazione turistica e, inoltre, è considerabile come un’area geografica ad alta densità abitativa. Perciò i dati non riguarderebbero soltanto i cittadini senigalliesi, ma anche turisti e pendolari. Dall’altro lato, però, il direttore Fanelli ha specificato che i documenti raccolti non comprendono il gioco online (quello da PC, Smartphone, Tablet per intenderci), poiché sussisterebbero problemi di rielaborazione dei dati: chissà a quanto ammonterebbe quella fetta, di certo non poco.

Un altro dato preoccupante, leggendo le tabelle dell’AAMS, riguarda la SPESA (ultima colonna): quel dato rappresenta la differenza tra le giocate e le vincite, quindi i soldi “bruciati”. In due anni, nel territorio di Senigallia sono stati persi al gioco più di € 31 milioni: un dato che si commenta da solo.

Domani pomeriggio è prevista una commissione consiliare che si occuperà del tema, soprattutto dei risvolti a livello sociale. Purtroppo non riescono ad arginare il problema i regolamenti dei comuni perché le norme nazionali prevalgono e vanno nella direzione opposta a quella che si vuole perseguire. E’ necessario, quindi, un lavoro culturale che parta dalle scuole e raggiunga anche le persone anziane e sole, quelle più vulnerabili, al fine di evitare uno squilibrio sociale che coinvolga le famiglie e non soltanto gli individui.