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“Contro il terrorismo? Intelligence e integrazione”

Dario Romano interviene sugli attentati che hanno causato decine di vittime a Bruxelles

Anche il presidente del consiglio comunale di Senigallia, Dario Romano, interviene sugli attentati terroristici di Bruxelles avvenuti nella mattinata di martedì 22 marzo 2016. “Una tragedia che sento sulla pelle, avendo studiato e lavorato a Bruxelles per molto tempo“.

L’esponente ha annunciato chiaramente il rischio del fenomeno “di avvelenare la convivenza civile nelle nostre città”. E per contrastarlo “è necessario evitare gli errori commessi in passato e invertire immediatamente la tendenza. Da un lato, non possiamo più sottovalutare i pericoli provenienti dalle grandi periferie urbane segnalati dalle intelligence europee, dall’altro, è necessario costruire più solide politiche di integrazione per non far cadere migliaia di musulmani di seconda e terza generazione nella rete del fondamentalismo“.

Comune di Senigallia

”La Google tax rappresenta il provincialismo e la cecità della nostra classe dirigente: evitiamo di mandare a Bruxelles i ”trombati” e affrontiamo il tema in quella sede”

Tra gli emendamenti presentati all’interno della legge di stabilità 2014, ho potuto notare come si stia provando ad affrontare una tematica molto importante, legata al web e all’e-commerce.
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Google, Facebook, Yahoo, Linkedin, eBay e molti altri sono sotto l’occhio del fisco italiano, poiché dichiarano spesso i propri redditi in Paesi che hanno un regime fiscale molto più vantaggioso del nostro (Irlanda e Lussemburgo in primis). Il Governo e diversi deputati hanno deciso di affrontare la questione facendo venire questi colossi del web allo scoperto, e costringendoli ad aprire una partita IVA italiana per continuare a offrire servizi web nel nostro Paese.

Come delegato alle questioni europee e occupandomi spesso di temi legati al web e all’agenda digitale, vorrei fare alcune precisazioni su questo soggetto così importante.

Le motivazioni alla base di questa scelta sono sicuramente condivisibili, perché spesso le multinazionali cercano di aggirare la fiscalità locale per fatturare e pagare tasse dove è più vantaggioso. Perciò, concordo con le ragioni di fondo di questo emendamento.

Quello che trovo illogico, incoerente, inefficace, è il metodo con il quale si vuole far pagare queste società: facendo aprire una partita IVA italiana a Google, pensiamo di avere ottenuto qualcosa? Di sicuro vedremo la nostra reputazione europea compromessa, ancora di più. Visto che una tassa del genere è palesemente illegittima da un punto di vista del diritto comunitario, in quanto lesiva della concorrenza.

Avremmo potuto dire: “Per questo tipo di aziende scegliamo di abbassare la tassazione al livello di Irlanda e Lussemburgo”, divenendo noi stessi attrattivi per degli investimenti esteri. E invece no, non vediamo il contesto nel suo complesso e non capiamo che l’Italia è solamente la minima parte di un mercato globale nel quale non siamo più competitivi, oramai, perché governati da una classe dirigente provinciale e cieca nelle proprie scelte.

Oltre che illegittima, infatti, questa tassa sarebbe anche estremamente dannosa, perché con il comma 1 dell’emendamento (“1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi on line sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA italiana”) tutte le aziende –non solo le multinazionali, ma anche piccole start up- sarebbero obbligate ad aprire partita IVA in Italia, con la burocrazia e i costi a essa connessi. Una vera e propria barriera all’ingresso.

Un tema così importante va affrontato a livello europeo, come andrebbe affrontato a livello europeo lo spinoso argomento dell’armonizzazione fiscale. In tutti gli Stati membri dell’Unione Europea le tasse sul lavoro, sul profitto, l’IVA, dovrebbero essere uguali: solo in questo modo si costruisce una vera Unione Europea, che sappia far pagare il giusto prezzo a quelle multinazionali che oggi si prendono gioco di noi.

Purtroppo, a parte rari casi, i nostri eurodeputati non prendono posizione e non incidono in alcun modo sulla legislazione comunitaria e sui lavori del Parlamento Europeo.

Forse sarà il caso, a maggio 2014, con le elezioni europee in vista, di avere una delegazione italiana che sia presente, unita, competente e vogliosa di costruire un’Europa dei cittadini. E che, magari, non sia composta da “trombati” a da politici di lungo corso che devono svernare a Bruxelles.

Romano: “Basta con le lobby, basta coi politici “parcheggiati” a Bruxelles, più potere e decisioni ai cittadini: questa è l’Europa che vogliamo”

In occasione del 9 maggio, Festa dell’Europa, è necessario fare alcuni ragionamenti sullo stato dell’Unione Europea.

Penso a questi ultimi anni dove l’UE è stata vista da molti cittadini come un limite e non come un’opportunità. Il tutto è stato causato, in larga parte, da una disinformazione diffusa che ha creato dei veri e propri pregiudizi nei confronti dell’architettura istituzionale europea.STRASBURGO_PARLAMENTO_EUROPEO

E’ vero, questa Unione Europea ha molte limitazioni: abbiamo una Banca Centrale Europea che decide la politica monetaria dell’area €, ma non abbiamo una politica fiscale comune. Non esiste politica monetaria senza quella fiscale, purtroppo: se viene a mancare uno di questi due pilastri coordinati, vengono a crearsi situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo e che sta mettendo i cittadini europei a dura prova.

Non c’è una sola persona che parla, quando parliamo di UE: abbiamo il presidente del Parlamento Europeo, quello della Commissione e infine quello del Consiglio. Purtroppo, ci sono delle contraddizioni che si sono venute a creare nel corso degli anni a causa delle difficoltà dei singoli Stati membri a cedere la propria sovranità su alcuni temi, come ad esempio la fiscalità.

Se pensiamo, poi, agli eurodeputati italiani che si sono susseguiti negli anni, nell’immaginario collettivo dei cittadini chi viene mandato a Bruxelles o è un “trombato” oppure un personaggio politicamente scomodo, che deve essere parcheggiato in Belgio per cinque anni. Questo è un ragionamento che va cambiato alla radice, non possiamo più permetterci di avere deputati inattivi o incompetenti, soprattutto al Parlamento Europeo. E’ quella la sede che avrà sempre un maggior peso nei prossimi anni, volenti o nolenti, e dobbiamo capire quanto sia fondamentale avere una delegazione di deputati che sia pronta a tradurre le esigenze dei cittadini italiani in atti di emanazione europea.

Vorrei ricordare che l’Unione Europea, in questi anni, ha portato un grande valore aggiunto anche al Comune di Senigallia: basti pensare alla Biblioteca Comunale e alla Rotonda a mare, due edifici simbolo della nostra città. Sono stati recuperati grazie a fondi europei, e sono la prova lampante che l’Unione Europea non è da buttare via, anzi. C’è da spingere sull’acceleratore, c’è bisogno che i cittadini si interessino sempre di più delle questioni europee di interesse comune. Dall’altra parte, invece, c’è un impellente bisogno di delegare ancora più poteri al Parlamento Europeo, e quindi ai cittadini. O si fa l’Europa sul serio o si affonda tutti insieme, e non ci sarà una seconda possibilità: lo capiscano tutte le forze politiche, invece di pensare a come spartirsi le poltrone delle commissioni parlamentari.

Da Bruxelles a Senigallia, gli errori del governo si ripercuotono sull’intero Paese

(da viveresenigallia.it) – Domenica a Bruxelles, ha avuto luogo il Consiglio Europeo. Poteva essere l’occasione, per l’Italia, di riprendere quota a livello internazionale. Invece, purtroppo, abbiamo assistito ad uno spettacolo politicamente indecoroso: la scena in cui il presidente Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel deridono il presidente del Consiglio è emblematica. Bisogna specificare che la situazione non è riferita al Paese: l’oggetto dell’ironia, infatti, non è l’Italia, bensì il presidente Berlusconi.sarkozy_merkel_645

Come consigliere delegato alle politiche per l’Unione Europea, mi sembra giusto quantomeno criticare l’atteggiamento del presidente Sarkozy e del cancelliere Merkel, rei di essere mancati di rispetto alla nostra presidenza del Consiglio. E’ altresì vero, purtroppo, che bisognerebbe chiedersi come mai si sia arrivati a questa situazione. Oramai, a livello europeo ed internazionale, siamo ritenuti poco credibili: dalla politica, dai mercati (finanziari e non), dalla gente.

Lavorando a Bruxelles in questo periodo, sto toccando quotidianamente con mano tale situazione: ci sono moltissimi italiani che lavorano presso le istituzioni europee. Il problema sta nelle posizioni che ricoprono, poichè rispetto alla proporzione, nei ruoli chiave ci sono pochi italiani: questo fatto, purtroppo, ha conseguenze negative per il Paese.

Quando si dice che l’Italia “non fa sistema”, concretamente ciò si traduce in leggi che spesso sfavoriscono l’Italia e il suo sistema produttivo: l’esempio della direttiva Bolkestein e le sue ricadute sul settore turistico-balneare italiano è illuminante. Pertanto, la mia critica rivolta al governo Berlusconi non riguarda la morale o le escort, di cui tanto si parla: ritengo più grave il fatto che PdL e Lega non siano stati capaci di varare qualsivoglia riforma strutturale, del quale il Paese necessita in maniera immediata.

Ritengo più grave il fatto che per nove mesi (da novembre 2010 a luglio 2011) non abbiamo avuto un ministro per le Politiche Europee.

Il Comune di Senigallia e la sua amministrazione si stanno comportando responsabilmente, in questo contesto di tagli lineari e indiscriminati da parte della scure tremontiana. Nonostante questo, a causa del folle meccanismo del patto di stabilità interno, ci troviamo in una condizione paradossale: disponiamo di una buona liquidità, ma non possiamo pagare tutti i fornitori. Questo avrà delle inevitabili conseguenze sul piano dell’economia senigalliese, come purtroppo tutti possiamo immaginare.

Mercoledì c’è in programma un altro Consiglio Europeo: il nostro governo dovrà fornire risposte credibili all’Unione Europea, perchè in caso contrario saremo costretti a prendere misure drastiche, al pari di quelle greche.

E’ bene che i cittadini senigalliesi sappiano che l’immobilismo politico del nostro governo ci sta portando lentamente alla deriva: da Bruxelles a Senigallia, il passo è breve.

‘Chiedere a Bruxelles di smantellare il nucleare in tutta Europa’

(da viveresenigallia.it) – Dopo i risultati del referendum sull’energia nucleare, è chiaro che la maggioranza degli italiani aventi diritto al voto si è espressa con un voto deciso e quasi unanime. Difatti, rispetto ai 50 milioni e 418mila italiani (inclusi i residenti all’estero), circa il 52% ovvero oltre 26 milioni hanno votato per l’abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare.

Questo segnale rappresenta un successo per una iniziativa referendaria che vedeva, tra gli altri quesiti proposti, quelli relativi all’acqua e al legittimo impedimento. Rispetto all’interrogativo posto sul nucleare, è doveroso precisare che questo voto ribadisce, per l’ennesima volta, la volontà del popolo italiano di vivere in un paese denuclearizzato al 100%. Il progresso tecnico e scientifico si basa anche sulla volontà che ha il genere umaenergia_nucleare.no_grazieno di evolvere verso una società pronta ad accettare i cambiamenti e le sfide delle nuove generazioni: questo, però, non può insidiare in alcun modo e, soprattutto, con questi rischi, la salute della popolazione.

L’energia nucleare è stata una grande scoperta per l’uomo, questo è innegabile. E’ altresì vero che ci sono ancora diverse questioni irrisolte, che rendono l’atomo ancora non perfettamente sicuro per i cittadini. Gli errori tecnici; quelli umani; le calamità naturali: questi sono solo alcuni dei fattori che rendono ancora insicuro l’utilizzo del nucleare, per il quale il fattore di rischio è indubbiamente il più alto tra tutte le forme di energia.

E’ nostra responsabilità, in questo momento, pressare chi ci governa affinché la ricerca minimizzi ulteriormente il margine di errore, che per quanto riguarda il nucleare può risultare fatale anche in un’unica occasione, purtroppo. Inoltre, spingere presso le istituzioni europee è un altro punto cardine del contesto in cui ci troviamo: ciò va fatto per ideare, predisporre e attuare un programma di smantellamento nucleare che coinvolga tutti i paesi dell’Unione Europea.

Paesi come la Francia, la Slovenia, la Svizzera (Europa geografica ma non politica), a noi confinanti, dispongono tutte di centrali nucleari, spesso site vicino ai nostri territori. Ovviamente, in caso di calamità, saremmo direttamente coinvolti anche noi: è per questo che, insieme alla Germania, la quale ha manifestato intenzione di smantellare l’utilizzo delle centrali nucleari in 10 anni, dobbiamo proporre a Bruxelles un piano di smantellamento serio, in attesa che la ricerca faccia il suo corso e il progresso possa avvenire senza che la salute dei cittadini italiani ed europei possa esserne messa in pericolo.