“Grazie ai Giovani Democratici di Ancona e a tutti i firmatari della mia candidatura al Parlamento Europeo: il nostro impegno non finisce qui”

Un’analisi delle elezioni del 4 marzo nel libro che verrà presentato a Palazzetto Baviera giovedì 14 giugno alle 21

“Fate presto!”

In molti si ricordano questo titolo, apparso a caratteri cubitali sul Sole 24 Ore in una piovosa giornata di metà novembre 2011. Si riferiva, ovviamente, alla precaria situazione in cui versava il Paese nei giorni dello spread Btp-Bund sopra a 500 punti.

Bene, penso in qualità di militante e dirigente del Partito Democratico che nessun titolo possa essere più indovinato rispetto alla nostra situazione partitica attuale. Di fronte alla débâcle elettorale del 4 marzo, infatti, ci aspettavamo –e ce la aspettiamo tutt’ora- una seria analisi di quanto avvenuto. Un’analisi che non sia sulle persone, o almeno non solo, e che tenga conto dei fatti che ci hanno portato a quel voto: no, non parlo dell’aumento del PIL, dei bonus, delle assunzioni di personale precario di cui tanto ci vantavamo in campagna elettorale. Parlo dell’aumento delle disuguaglianze, vero tema sul quale si è persa la campagna elettorale e che si sta ancora ignorando. Non è però questo l’argomento di questo post.

La realtà con la quale stiamo convivendo, in una situazione di grande difficoltà, ci vede a livello nazionale asserragliati su logiche di potere che non hanno più senso di esistere (vedi Gigli magici o presunti tali). Tralasciando le difficoltà con le quali si prova a dialogare con altre forze rispetto al ruolo che dovremmo avere nel Parlamento, è evidente il momento non facile tra i livelli amministrativi e quelli politici.

Partendo da Roma e arrivando alla Regione e alle amministrazioni locali, infatti, è necessario ragionare sulla nostra organizzazione interna e sulla selezione delle classi dirigenti che compongono il Partito e le Amministrazioni. Se non si capisce che siamo in una fase diversa e che il mondo è radicalmente cambiato, in futuro faremo sempre lo stesso errore: proporre gli stessi metodi per problemi diversi. Metodi che vengono prima delle persone ma che inevitabilmente richiedono interpreti diversi e più adatti all’ambiente nel quale stiamo vivendo.

E’ chiaro che non possiamo ragionare più su situazioni specifiche: se facessimo valutazioni ad personam commetteremmo un grande errore politico di valutazione. Dovremmo invece partire da noi stessi, da cosa intendiamo per Partito Democratico, quali sono i nostri valori, quali le nostre priorità, e da lì declinare gli obiettivi dei prossimi 2-3 anni. Se non si parte da una riflessione seria e da porre in essere a strettissimo giro, saremo destinati a una lunga agonia politica e amministrativa. Gli ultimi risultati delle elezioni Regionali in Molise e le prossime in Friuli ci hanno dato e ci daranno un ennesimo segnale: le elezioni locali, forse, non sono così diverse da quelle nazionali.

Partendo da quel presupposto allora dobbiamo impegnarci tutti di più per analizzare, capire, proporre soluzioni che diano impulso alle nostre stanchissime (in termini di proposte politiche, risorse e amministratori) amministrazioni locali e a quella regionale. Regione che vede nel Terremoto, nella Sanità e nel Dissesto Idrogeologico (li metto volutamente in maiuscolo) i cardini della propria azione politica dei prossimi due anni e che avrebbe bisogno di una seria riflessione a porte chiuse tra amministratori e Partito per capire se tutto quello che è stato fatto va nella giusta direzione o servono dei forti correttivi a livello di struttura politica e burocratico-amministrativa. Il tutto per riuscire a dare quelle risposte che oggi, purtroppo, o non riusciamo a dare o non sono percepite come tali. Siamo comunque di fronte ad un problema, sia esso comunicativo, organizzativo o politico. Di certo lo spartito va cambiato, perché se no saremmo destinati ad anni bui a tutti i livelli, partendo dal Comune, passando per la Regione e arrivando fino a Roma.

“Nel 2015 e nel 2016, a Senigallia, giocati più di 150 milioni di € tra slot, giochi, lotto e scommesse”

E’ un dato preoccupante quello che ho ottenuto pochi giorni fa dal direttore centrale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (AAMS), il dott. Roberto Fanelli. Qualche giorno fa, infatti, in seguito ad una mia richiesta di accesso agli atti per conoscere con precisione l’entità delle giocate raccolte a Senigallia e divise per tipologia e anno (2015 e 2016), ho avuto modo di scoprire come all’interno della città di Senigallia siano stati giocati più di € 150 milioni. Tutto questo deve tenere conto di due grandi variabili, che da un lato attenuano il valore e dall’altro, però, lanciano un campanello d’allarme ulteriore.

Come si evince dalla lettera che mi è stata trasmessa, è importante rilevare come i dati sul gioco riguardanti il nostro Comune possono essere influenzati dal fatto che la nostra città ha una forte vocazione turistica e, inoltre, è considerabile come un’area geografica ad alta densità abitativa. Perciò i dati non riguarderebbero soltanto i cittadini senigalliesi, ma anche turisti e pendolari. Dall’altro lato, però, il direttore Fanelli ha specificato che i documenti raccolti non comprendono il gioco online (quello da PC, Smartphone, Tablet per intenderci), poiché sussisterebbero problemi di rielaborazione dei dati: chissà a quanto ammonterebbe quella fetta, di certo non poco.

Un altro dato preoccupante, leggendo le tabelle dell’AAMS, riguarda la SPESA (ultima colonna): quel dato rappresenta la differenza tra le giocate e le vincite, quindi i soldi “bruciati”. In due anni, nel territorio di Senigallia sono stati persi al gioco più di € 31 milioni: un dato che si commenta da solo.

Domani pomeriggio è prevista una commissione consiliare che si occuperà del tema, soprattutto dei risvolti a livello sociale. Purtroppo non riescono ad arginare il problema i regolamenti dei comuni perché le norme nazionali prevalgono e vanno nella direzione opposta a quella che si vuole perseguire. E’ necessario, quindi, un lavoro culturale che parta dalle scuole e raggiunga anche le persone anziane e sole, quelle più vulnerabili, al fine di evitare uno squilibrio sociale che coinvolga le famiglie e non soltanto gli individui.

 

Unione Senigallia e comuni della Valmisa, Dario Romano: «L’obiettivo è dare un’unica direzione alla macchina comunale».

<<Nonostante qualcuno abbia accolto con diffidenza l’avvento di questa sinergia municipale, il Presidente del consiglio comunale di Senigallia rimarca come si tratti di un cambiamento molto diverso rispetto alla fusione, bocciata dai cittadini pochi mesi fa>>

SENIGALLIA – Cambia radicalmente la storia del territorio di Senigallia e del suo entroterra con l’approvazione dello Statuto e dell’Atto Costitutivo dell’Unione tra i Comuni di Arcevia, Barbara, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra de’ Conti e Trecastelli: nasce quindi l’unione denominata “ Le Terre della Marca Senone”.

Alcuni cittadini hanno accolto favorevolmente questa novità, altri invece con estrema diffidenza, noi di Centropagina per capire come è maturato tutto ciò abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio comunale di Senigallia, Dario Romano che ha seguito da vicino tutto l’iter della nuova unione.

Presidente Romano, l’Unione tra Senigallia ed i Comuni della Valmisa rappresenta una novità assoluta per il territorio, come è nato tutto ciò?
«Di queste forme associative se ne parla da anni, si è iniziato ad interloquire con gli altri Comuni sin da inizio mandato, a Senigallia l’iter ha preso il via il 20 novembre di quest’anno, poi il 30 novembre è arrivata un’ approvazione in Consiglio a maggioranza qualificata».

Servizio Suap, servizio ragioneria e tributi e poi c’è il sociale che coinvolgerà tutti gli attori di questa Unione…
«L’ambito sociale sarà gestito in unione dai 7 comuni, tenendo conto di una convenzione con i comuni di Corinaldo e Castelleone di Suasa, attualmente fuori dall’Unione, ma nel futuro prossimo entreranno a far parte della stessa; ci sono tempi tecnici, alcune questioni da risolvere, ma permane la volontà politica di rientrarvi».

Questa unione porterà a dei benefici su scala regionale oppure la realtà non cambia?
«Essendo un’unione che coinvolge circa 70mila abitanti il peso specifico di questa realtà cambia a livello regionale, si tratta della seconda unione in termini di grandezza ed ovviamente le novità riguarderanno anche i piani di investimento».

Si spieghi meglio…
«Intendo dire che gli investimenti non saranno soggetti a vincoli di bilancio a maglie strette come accade per i comuni, senza dimenticare il turn over che interesserà i dipendenti comunali, un’altra preziosissima novità; inoltre saranno sfruttate a pieno le risorse strumentali, i beni immobili e sarà possibile implementare l’aspetto tecnologico, in particolare la fibra attraverso un progetto regionale, ma questo non avverrà prima del 2019».

Come reagiranno i cittadini che solo pochi mesi fa hanno bocciato nettamente una fusione, almeno i senigalliesi?
«A differenza della fusione, che ci tengo a precisare hanno avuto parecchie difficoltà in tutta Italia, nell’unione l’elemento identitario rimane invariato e credo che i cittadini lo abbiano compreso, qui si parla di un tema amministrativo che non tocca gli equilibri preesistenti».

Ai cittadini interessa soprattutto il tema dei costi, sono previste delle riduzioni?
«Ci sarà quasi il 44% di costi di riduzione del personale amministrativo nell’ambito del sociale e 5 milioni e 600mila euro di risorse aggiuntive derivanti dalla partecipazione ai bandi dell’Ufficio comune».

Parliamo della struttura, come sarà composta e quali obiettivi sono stati tracciati?
«Vi sarà un Presidente del Consiglio dell’Unione così come un Giunta dell’Unione ed ovviamente un Consiglio dell’Unione, se oggi ci si è concentrati sull’ambito sociale e sul tema della ragioneria tributi, il prossimo obiettivo è quello di dare un’unione completa a tutti i settori della macchina comunale».

 

Nicolò Scoccera

Centro Pagina – www.centropagina.it